Obesità infantile produce scarsa autostima o bassa autostima porta all’obesità?
Obesità infantile produce scarsa autostima o bassa autostima porta all’obesità?
Le feste appena concluse riportano l’attenzione sul tema dell’alimentazione, per tutti adulti e bambini si ripresenta la fatidica frase: “da lunedì a dieta”.
Ancora una volta si affronta il problema alimentazione con il piede sbagliato, i regimi alimentari restrittivi sono dannosi per la salute e per la psiche. Il sovrappeso e l’obesità infantile sono fenomeni abbastanza recenti e, nonostante vari studi evidenzino un aumento del fenomeno stesso, se ne parla ancora poco.
Intanto ecco alcuni dati nazionali: bambini/e dai 6 ai 10 anni il 24% è sovrappeso, il 10.6% è obeso. Ciò significa che un bambino su quattro è in sovrappeso e un bambino su dieci è obeso.
Cosa può significare per un bambino/a a 6 – 7 anni essere sovrappeso o obeso? Anzitutto analizziamo gli aspetti fisici: essere sovrappeso o obeso significa fare più fatica dei compagni a muoversi. Questo porta ad avere difficoltà sul piano sociale, essere sovrappeso o obesi significa essere esposti a continui scherzi e prese in giro dei compagni, ad avere maggiori difficoltà nel relazionarsi con gli altri compagni, il bambino si costruisce un’immagine di sé non adeguata perchè il corpo non è adeguato. Significa, per molti bambini, ritirarsi dalla relazione con i compagni rifugiandosi sempre più spesso nell’uso dei video game e dei social network.
La frustrazione che ne deriva produce una scarsa autostima che amplifica la situazione, il bambino per superare il dolore causato dalla frustrazione cerca gratificazioni nei cibi dolci e ipercalorici che nell’immediato allevia la sofferenza ma che di conseguenza aumentano il problema del peso.
Il ruolo dei genitori
Nel rapporto tra peso e autostima i genitori hanno un ruolo chiave: molti, e specialmente le mamme, si preoccupano che il soprappeso crei ai figli problemi di salute o di relazione e anticipano il problema, allarmandoli al primo accenno di ciccia.
Quando i genitori mostrano di essere preoccupati eccessivamente per i loro figli questi cominciano a mettere in dubbio la propria immagine e a sentirsi insicuri.
Altrettanto negativa è la reazione opposta, sempre più rara, di quei genitori che non sono disposti ad ascoltare le difficoltà dei figli e non riescono a capire il dolore che questi provano a causa del loro aspetto fisico. Trascurare questi segnali può contribuire allo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia ecc.
Il modello perfetto
Una difficoltà che gioca a sfavore dell’autostima dei giovani è il continuo confrontarsi con ideali estetici irraggiungibili. La moda impone dei modelli di magrezza estrema e non riuscire ad adeguarsi può diventare un problema rispetto alla possibilità di sentirsi apprezzati. Una frustrazione che molti (non solo adolescenti) compensano con il consumo sregolato di cibo.
Fino a qualche anno questo problema si evidenziava maggiormente con la pubertà, oggi l’età di insorgenza del disagio legato all’aspetto fisico è sempre più precoce, già nella scuola primaria, quarta e quinta.
I giovani che non si sentono amati per quello che sono, si isolano e compensano con il cibo il senso di solitudine. L’involucro di grasso che li avvolge diventa un modo per coprirsi, per nascondere ciò che sono veramente, come una maschera.
Come comportarsi?
Qualche chilo in più non deve allarmare, anche perché ci sono fasi della crescita in cui sono normali. Se non si tratta di soprappeso meglio evitare diete ferree, ma educare ad un’alimentazione corretta fin dall’infanzia è fondamentale.
E’ importante che i ragazzi sappiano e capiscano l’importanza delle pietanze e dei valori nutrizionali che essi hanno. E’ opportuno cucinare insieme per rendere il momento del consumo del cibo, un momento ludico e da condividere. E’ importante dare il buon esempio privilegiando cibi sani e con gusti saporiti. Altrettanto importante è educare ad un buon esercizio fisico.
La scuola è l’ambiente in cui bambini e adolescenti passano la maggior parte della loro giornata ed è proprio a scuola che si può pensare di fare prevenzione su alimentazione e attività fisica, sono necessari programmi Ministeriali da essere istituzionalizzati e diffusi obbligatoriamente in tutte le scuole del nostro Paese, obiettivo che purtroppo non è stato ancora raggiunto.
Dott.ssa Maria A. Romano